Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/121

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che per tutto satisfacesse allo insaziabile desiderio di lui , poicbè per vista noi poteva. Tutto ciò, come abbiam detto, egli stesso apertamente ricorda in una pistola a Ser Grammatico Piacentino. Per- chè dice, punto non farsi le maraviglie, per esser venuti in Roma taluni nobili sin dagli ultimi con- fini della Spagna , e della Francia , a sol’ oggetto di vedere un’ uomo dottissimo , il che di Tito Livio scrive Girolamo , essendogli accadute cose maggiori»

, Per questi fatti di altissimo vanto, niente panca mancare alla pienezza della gloria di questo uomo, sennonché l’esser della cotona di alloro insignito; di che, sappiamo, appo gli antichi Greci, e Latini solo gì’ Imperadori * e gli egregi poeti venire co- ronati. Ciò per non mancare ad uomo somma- mente glorioso, in una solenne celebrità meritò di esser coronalo in Roma (rti). Questa poetica lau- rea per novecento cinquant* aqni circa, dai temgi di Claudia no, che imperando Teodosio-il vecchio, fiori, sino a questo uoslro Petrarca perpetuai mente intermessa , egli soltanto non im meri tamen te .as- sunse ; perchè quel, che un Fiorentino, e vecchio poeta (rui) già da gran, tempo 1’ ultimo aveqsi tolto | un’ altro ^Fiorentino e nuovo vale nella stessa guisa prendendo, dopo il corso di Unti anni rinnovasse.

Investigando egli dunque lungamente in colai studi di umanità per longinqui, e diversi paesi., giusta r esempio di Pitagora, e, Platone, due som-