Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/127

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ii.5

osservato* per la inedia della feria sesta , bevendo acqua soltanto , quasi di più acre sale condiva. Inoltre ammezza notte di continuo sorgeva, a re- citar laudi a Cristo: quale usanza inalterabilmente egli seguiva*, a men eli e per caso qualche incomo- do non 1’ avesse impedito.

Che più? tanto è lungi eh’ei si fosse dato ai lascivi piaceri, che per una certa religiosa conti- nenza di vita, e austerezza, e integrità di costume, non mancaron di quei, che dicessero, aver lui ser- bato perpetua cestità, e verginità (ix)\ di che par fermo cesserém di meravigliare , se avremo ben considerato la sua astinenza, e frugalità nel vitto; il bere acqua; il cibarsi di crude erbe, e frutta; infine il suo cotidiano petyetuo digiuno, delle quali cose assai prendea diletto , anziché noja. Laonde se vero è tutto ciò , ben si fa chiaro^ tutto altro aver egli intéso dire, secondo il poetico costume, di quello, che par, suonino le nude di lui parole nelle som men lo vaie odi fxj.

Di penetrante, e vivissimo ingegno, e di me- moria si fedele , dicesi , essere stato il Petrarca , che però giugneva sino al miracolo : onde scrivo- no alcilni, eh’ egli abbia più di venti mila ver» si ridetto, ovechè fosse piaciuto recitarli. In ogni sua età venne trasportato da inestinguibil voglia di leggere, di che, com’ egli stesso in alcun luogo as- serisce, avealp sfatto insaziabile natura* Per la qual cosa non pago de’ libri latini,’che in quel tempo comunemente si aveano,’ spesso andava iu cerca de’