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ANACREONTICHE - CANZONETTE - ODI

L’elettrica materia
sentissi dagli aguzzi
reconditi ferruzzi
su quelle chiome attrar:

ma paga di rapire
le insidiose spille,
commise a le faville
quel crine rispettar.

Giá si dilegua il vampo
del fulmine innocente,
e la stordita gente
risvegliasi e fa cor:

apre le ciglia e vede
coi crini a l’aria sparsi
Metilde, che destarsi
non può dal suo terror.

Cosi la donna antica
sul tripode sacrato,
quando l’oscuro fato
piaceale interrogar,
a l’alito maligno
de la sulfurea Dite
le chiome inorridite
soleva in fronte alzar.

Udisti, Aglae? Ti serva
l’esempio non mendace.

Ah! resta, o bella, in pace,
e sgombra ogni timor.

Il cielo a te prepara
sol ilari vicende,
e Imene ti difende
e ti protegge Amor.