Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/156

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Cara Fille, ah, perché mai
queste selve abbandonar?

cara Fillide, ove vai
senza speme di tornar?

Vive sol fra chiuse mura
la virtú tranquilla appien?

se ne’ boschi è mal secura,
perché nacque ai boschi in sen?

Credi : è vana ogni difesa
soggiornando fra i pastor.

Chi può mai recarti offesa?
una pianta, un’erba, un fior?

Eri tu la gioia nostra,
cara Fille: or piú noi se’.

Questa verde eletta chiostra
rallegravasi per te.

Ti fioriva in seno un giglio
di fragranza non mortai:

ti splendea fra ciglio e ciglio
la modestia virginal.

Ma i begli atti e il guardo schivo
dove, o Fillide, sen gir?

Come lampo fuggitivo
apparirò e disparir !

Te perdendo io chieggo aita
ed invoco la ragion.

La ragione, o Dio ! t’ imita
col lasciarmi in abbandon.

Quanto duolo affligge e preme
il tuo caro genitori

Senza te, sua dolce speme,
è un prodigio se non muor.

Chi dal fascio lo solleva
de le cure e de l’etá?

— La mia Fillide — ei diceva —
queste ciglia chiuderá;