Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/202

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27

Ma giá la diva agli occhi miei s’invola
e mi fa segno di tacer col dito.

Altronde move e al suo spuntar consola
le offerte dapi e il genial convito.

Segua lo spron de l’affamata gola
a suo talento l’avido marito:
essa quivi non mangia o mangia poco,
purché il fasto satolli in altro loco.

28

Fantastico Russò, che intorno al letto
vuoi de’ bambini in orrido visaggio
la brutta strega e ’l rapitor folletto,
il divorante bau, l’orco selvaggio,
onde spirar ne l’innocente petto
de’ balbettanti pargoli coraggio (»);
ecco abbracciar le donne i tuoi consigli
coi lor cimieri spaventando i figli.

29

E tu, mirabilissimo ed esperto
fabbricator del nobile obelisco,
vivi lunghissim’anni, e sul tuo merto
struggasi de l’invidia il basilisco.

Danaro in quantitá ti venga offerto,
che l’opre tue passate e il valor prisco,
la tua destrezza e gli altri pregi immensi
cortesemente appieno ricompensi.

30

Ché se colei che a dominante reggia
batte non men che ad uscio pastorale
e il villico silvestre ai re pareggia,
un di ti spogli del corporeo frale,
questa famosa epigrafe si veggia
scolpita in su la pietra sepolcrale:

«Piramidi ambulanti in nuove forme
Lesbino alzò, che in questo avello dorme».

(1) Emilio, tomo 11.