Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/218

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28

E tu che moda simile inventasti,
ornai cangiata in detestabil vizio,
sappi che i giorni tuoi brevi e nefasti
alfin terminerá degno supplizio;
e quel cimiero che primier mostrasti,
valga d’ infamia, servati d’esizio,
e in freddo piombo si converta e agghiacci,
che le cervelle tue stritoli e schiacci.

29

Intanto Draghignazzo e Malebranche,
con quanti serra 1* internai coverchio
danteschi mostri, aguzzano le branche
per mangiarti laggiú nel quarto cerchio,
dove il padre Alligherio introduss’ anche
lo stretto avaro e il prodigo soverchio:
né v* è posto migliore ad un che volle
far profondere il sangue e le midolle.

30

Ma qui, signori, m’abbandona il fiato
e la materia a ragionar mi manca,
poiché per mia disgrazia io non son nato
un dottor di Sorbona o Salamanca;
e veggo chiaramente in ogni lato
che l’udienza d’ascoltarmi è stanca;
ond’è che quivi con un sol rimedio
tolgo a me la fatica e agli altri il tedio.