Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/234

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20

Se strana avessi e dispettosa moglie,
senza garbo verun, senza mitidio
(piuttosto idropisie, podagre e doglie,
eh* una rovina tal, che un tal fastidio),
vorrei farle cangiar pensieri e voglie,
non del bastone col vulgar sussidio,
ma impetuoso ne’ segreti lari
tumultuando co le irate nari.

21

Spiacemi sol che la poetic’arte
i vanti non adegua onde mi glorio,
né rendere ti posso in queste carte
chiaro a bastanza, o nobil promontorio.
Potessi almeno vegeto serbarte
in un bel nicchio di perenne avorio,
che prenderian da te felici auguri
i supplici talor nasi venturi.

22

Battón famoso tra i pittori egregi,
contro di cui V invidia indarno cozza,
se il favor cresca degli austriaci regi,
non mi negar pennello e tavolozza.

Del mio bel naso i naturali pregi
co P incarnate tinte or ora abbozza.

Te fortunato, che il destin giá scelse,
pittor sovrano de le cose eccelse.

23

Pingimi allora che vermiglio in volto
tempro le corde a Parmonia di Deio,
in solitaria cameretta accolto
quadrilustre garzon di biondo pelo.
Fammi sedere immobile e rivolto
col poetico naso inverso al cielo,
quasi afferrando col pensier tenace
la passaggera immagine fugace.