Pagina:Vittorelli - Poesie, 1911 - BEIC 1970152.djvu/264

Da Wikisource.

20

E a le canzoni, ai madrigali, agl’inni
di buon poeta la giornea s’allaccia:
i Pindari moderni ed i CorinnK 1 )
per infingardi saltambanchi spaccia;
d’acerbi motti e ruvidi cachinni
sta piena zeppa P invida bisaccia,
e qual mastin crudele in mezzo a l’aia,
sempre digrigna i denti e sempre abbaia.

21

Ma piú si strugge di cagnesca rabbia,
qualora un garzoncel di chioma bionda
al canto move le spontanee labbia
e cinge il crin de la pieria fronda;
larga per lui de la beata sabbia
versan le muse incorruttibil onda,
e di sua mano il faretrato Apollo
canora cetra gli sospende al collo.

22

Per ben due lustri Pallade l’accolse
nel faticoso letterario arringo,
dove le carte dei migliori ei volse
tra lieti studi placido e solingo:
crebbe intanto a l’onore, e allor che sciolse
da la celibe diva il piè guardingo,
essa gli armò di triplicato usbergo
il giovinetto seno e il debil tergo.

23

Parte del nume gli scintilla in fronte,
che docil alma e ingenuo cor traspira;
ma Turgido non frena i morsi e Ponte
e contro al garzoncel vieppiú si adira.

Ned a lanciar le fauci avria men pronte
costui le rime de l’eburnea lira,
che tempra il mio Lesbin, qualor di Fille
canta il piè martellino e le pupille.

(i) Cori imo, poeta greco; secondo alcuni, primo scrittore dell ’ Iliade .