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XCIV

Terminando il reggimento di Feltre S. E. il signor Giorgio Angarani (i).

Or che ritorna a l’adriana sponda
il mio prode Angaran co l’elsa d’oro (2),

— Euterpe — io dissi, — quella illustre e bionda
chioma vorreigli incoronar d’alloro.

— Ah! troppo, troppo in Elicona abbonda

— essa rispose — dei poeti il coro:
un picciol ramo, una immatura fronda
ai sacri lauri non lasciar costoro.

— Dunque — io soggiunsi, — orche de l’Adria al piede
vola a deporre le onorate some,
non avrá Giorgio la febea mercede? —

Udito appena il glorioso nome,

— Prendi — ella disse; — e in cosi dir mi diede
la ghirlanda che avea su l’auree chiome.

xcv

Terminando il reggimento di Bassano S. E. il signor Zan Marco Barbaran.

Di carmi lodatori ampio e veloce
per P itale contrade un fiume innonda,
che al sacro onor de l’apollinea fronda
e ai casti rami serpeggiando nuoce.

Strepitan l’ acque, e invan con alta voce
grida il buon gusto su la doppia sponda:

— Folle, non vedi che s’inoltra l’onda
ne la vasta d’obblio squallida foce? —

Ma questi, almo signor, candidi versi
che a l’adriaco Nettuno invia da l’urna
il Medòaco gentil cinto d’alloro,

non andran certo inonorati o spersi;
anzi avverrá che su la prua notturna
ve li ridica il gondolier canoro.

(1) Questo sonetto fu ripetuto dall’autore in varie raccolte per partenze dei podestá di Bassano e di Vicenza, cioè di Pietro Pisani, di Angelo Barbaro, ecc. Nelle
suddette raccolte vennero dall’autore cambiate le due prime strofe.

(2) Alludesi al singoiar dono d’una spada d’oro fatto a Sua Eccellenza dalla
cittá di Feltre.