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i divoratori 97

e gentile; e alla vigorosa zia Carlotta, dalla squillante voce milanese.

— Temo, mamma mia, — disse Nancy, poggiando la chioma ondeggiante al braccio di Valeria e alzando al nuovo amico gli occhi d’aurora, — temo che il signor Kingsley pensi che sono una persona senza carattere.

— Alla tua età — intervenne la zia Carlotta — non si deve aver carattere. Basta avere una bella carnagione e un buon appetito.

E Valeria rise e disse:

— È vero! Una ragazza italiana non deve avere una individualità propria fin che non si marita; allora il marito può formarle il carattere a seconda del suo gusto.

Il signor Kingsley sorrise. Poi chiese a Nancy:

— Perchè devo credere che ella è senza carattere?

Nancy sospirò.

— Perchè mi ha detto di lavorare, e io l’ho promesso. E non l’ho fatto.

— Come? Non ha fatto proprio niente da che venni l’ultima volta?

Nancy crollò il capo.

— E non ha pensieri, imagini, concetti che la incalzano, che le chiedono espressione e vita?

— Oh! sì! — disse Nancy, col piccolo gesto rapido della mano sulla fronte, che da bimba le era così familiare. — Pensieri e imagini sbocciano e ondeggiano nella mia mente come fiori in un giardino; ma tutte queste visite... — e Nancy si guardò attorno nella sala piena del mormorìo e del riso di gente estranea, — ahimè! ora di sera il mio giardino è spoglio, perchè ho colto tutti i miei fiori e li ho regalati via!

L’inglese dimenticò di essere inglese, e disse quello che pensava.

— Vorrei portarvi via, e rinchiudervi per un anno