Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/178

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166 annie vivanti


— Non credo. Non credo davvero.

— Oh! ma io ne sono certo, — disse Mr Allen. — Ricordo benissimo il suo sorriso.

Ma il sorriso che egli ricordava era quello di Valeria, quando nella lontana Hertfordshire, su un ponticello bianco nel sole, ella gli aveva preso dalle mani un cappello da giardino sgocciolante d’acqua...

Attraversarono insieme le sale; e il persistente tintinnìo dei denari, e i profumi acri e sottili, sbalordivano Nancy, e le facevano girare il capo. Aldo non si vedeva. Passarono da tavola a tavola guardando i giocatori, interrogando i visi estranei. Aldo non c’era. Entrarono nella sala del «trente et quarante», crepuscolare e silenziosa; poi passarono nel buffet. Finalmente tornarono fuori nell’atrio. Nancy alzò verso il suo compagno gli occhi chiari in cui fluttuavano le lagrime.

— Non so cosa pensare! Dove può essere andato? Mio Dio, credete... credete?...

Nei suoi grandi occhi impauriti passò la visione di Aldo esanime sotto una palma nel giardino, spenti i divini occhi, i morbidi capelli aggruppati nel sangue...

— Io credo che lo troveremo sano e salvo, — disse l’inglese. — Andiamo a vedere al Cafè de Paris.

Lasciarono l’atrio, e scesero per i gradini sulla piazza del Casino.

I tzigani lanciavano nel profumato crepuscolo la dolcezza triviale della «Valse Bleue».

Nancy sussultò: ecco Aldo! Ma sì! Certo, era lui! Usciva dal Cafè de Paris, con una donna grassa, vestita di bianco. Sì, era Aldo. Nancy mosse rapida un passo verso di lui, poi si fermò. L’inglese si fermò anche lui, tacendo e volgendo per discrezione lo sguardo verso gli alberi del giardino.

Aldo e la donna camminando lentamente erano passati