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i divoratori 237

la bella bocca «di rose piena, e di perle e di dolci parole».

— Mi piace di più quella coi ranocchi, — diceva Anne-Marie, semplice e sincera.

E le gioie di Anne-Marie erano elementari e inestetiche. Non a lei era dato vagare pei viali ombrosi d’un giardino, cullando tra le braccia una lussuosa bambola dalle articolazioni mobili, dal nome mellifluo. No. Dalla cigliata Marie-Louise di Montecarlo in poi, le bambole di Anne-Marie erano state numerose ma poco amate. Secondo il suggerimento di Frau Schmidl, e anche per motivi di economia, Nancy era andata un giorno «downtown», nella «città bassa», e aveva potuto comperare in un negozio di giocattoli all’ingrosso, ciò che, sulla fattura, era descritto come segue: «Una dozzina bambole, grandezza 9, qualità 4. Colore biondo. Vestito rosso. Prezzo per dozzina: 2 dollari e 40 cents».

La prima delle dodici venne quella stessa sera regalata ad Anne-Marie. Fu baciata con frenesia e battezzata Hermina (il nome di Minna). Le si pettinò la stoppacciosa chioma e si fecero dei tentativi per svestirla. Visto che non si svestiva, fu messa a letto qual’era, e Anne-Marie si coricò con precauzione al suo fianco.

A suo tempo Hermina si ruppe e morì. Quale non fu la gioia di Anne-Marie quando la medesima Hermina, collo stesso sguardo turchino, la stessa chioma stoppacciosa, lo stesso sorriso d’angelo, riapparve nella sua veste rossa dinanzi a lei!

Fu baciata con frenesia.

A suo tempo anche questa seconda Hermina, priva di gambe e con pendula testa slogata, fu tolta alle tenere braccia di Anne-Marie. Ed ecco apparire un’altra Hermina, rigida e completa, con l’occhio turchino, la chioma stoppacciosa e il sorriso d’angelo rinnovellati!

Anne-Marie, vedendola, spalancò due larghi occhi e