Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/366

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354 annie vivanti


derio... e invece dell’orologio per Elisabeth, ho desiderato che il Re guarisse. Poi ho rinunciato anche al vestito per Fräulein, e ho desiderato ancora che guarisse il Re. Poi ho pensato che potevo anche fare a meno del cane nero; e poi ho lasciato andare anche il cavallo, e il bastimento, e tutto! — Anne-Marie alzò verso la madre i fidenti occhi azzurri. — E ho spento tutte le candele perchè guarisse il Re!... Così, è guarito.

Nancy la baciò.

— Che buona bambina, — disse.

— E adesso, proprio quel Re vuol vedermi e sentirmi suonare! — disse Anne-Marie, pensosa. — Come è strano!... Credi che farei bene a dirgli che l’ho salvato io?

— Forse no, — disse Nancy. — Forse è più bello averlo fatto senza dirglielo.

...E Anne-Marie non lo disse.


— ...Ma egli lo sapeva, lo sapeva! Io non gli ho detto niente, eppure lo sapeva, — singhiozzò Anne-Marie, chiusa nelle braccia di sua madre, e tutta scossa d’emozione, narrandole alla sera gli avvenimenti di quel giorno solenne. — L’ho visto nei suoi occhi che mi guardavano così dolcemente! Oh mamma! mentre suonavo avrei voluto dirgli che, se allora ho dato sette desideri per la sua vita, oggi, che ho dieci anni, potevo dargliene tre di più!... Ma quando ho smesso di suonare, egli mi ha detto: «Grazie! oh, grazie!»... Eppoi mi ha baciata. Dunque sapeva tutto!... Sapeva quanto l’amavo! — Anne-Marie avvicinò la guancia al viso della mamma, e soggiunse piano: — Forse Dio gliel’ha detto!


Ora, forse, o piccola Anne-Marie, Dio gliel’ha detto.

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