Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/70

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58 annie vivanti


desolato! — non poteva. Andava appunto stasera al teatro Garrick...

— Ma è vero! — esclamò la signora bionda. — C'è quella grande attrice italiana, stasera, al Garrick! Come si chiama? Villari! Già, Villari. Perchè non ci avete pensato? — E scotendo un dito rimproverante a Fioretti: — Perchè non mi avete condotta a sentire la Villari?

Fioretti si profuse in discolpe e scuse, e baciandole le dita ingemmate, promise che ve l'avrebbe condotta l'indomani, e la sera appresso, e tutte le sere!

Quindi Nino si accommiatò, con molti inchini e baciamani; e Fioretti lo condusse sino alla porta.

— Chi è? — domandò Nino.

— Una «lady» dell'aristocrazia, — disse Fioretti. — Divorziata.

— Deliziosa, — disse Nino.

— Milionaria, — soggiunse Fioretti; e, stretta rapidamente la mano all'amico, tornò al suo tavolo.


Le tragiche donne del Cossa salmodiavano già le loro nenie quando Nino entrò in teatro. Prese posto in una poltrona di quarta fila; e subito il suo cuore si aprì al suono delle voci italiane. Il suo sangue latino pulsava in perfetto accordo colla sonora dolcezza delle parole familiari, colla graziosa violenza dei gesti noti.

All'improvviso entrò in scena la Villari, e tutto sparve per Nino all'infuori di lei. Fervida e sottile, ardente e leggiadra, ella tenne subito tra le piccole mani calde i cuori del placido pubblico inglese, scuotendone i nervi, costringendoli e attirandoli verso inusitate passioni.

Nino sedeva immobile, col cuore scosso da forti battiti, e si chiedeva se ella lo ravviserebbe. Ricordò la prima volta in cui gli occhi di questa donna avevano incontrati i suoi: al Manzoni, a Milano, quattro anni prima.