Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/74

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62 annie vivanti


Allora il volto della madre di Edith si faceva duro e il suo cuore era invaso dall'amarezza. Si alzava rapida, e avvicinandosi ad Edith si chinava su di lei con parole incoerenti, cercando di distrarla, per non lasciarla accorgere delle crudeli paure di Valeria.

Sopra le inconscie teste delle loro figlie gli sguardi delle due donne si incrociavano, ostili e duri, ognuna proteggendo la propria creatura, ognuna accusando l'altra.

— Edith è ammalata, — dicevano gli occhi della signora Avory, — ma non voglio che lo sappia.

— Edith è ammalata, dicevano gli occhi di Valeria, — non voglio che Nancy le stia vicino.

— Non bisogna affliggere Edith, — dicevano gli occhi della signora Avory.

— Non bisogna esporre Nancy al pericolo, — rispondeva lo sguardo di Valeria.

— Mamma, — trillava all'improvviso la limpida voce di Nancy, — credi tu che Maggio sia una fanciulla?

— Cosa vuoi dire, cara?

— Ma sì! il mese di Maggio! non ti pare che sia una ragazza, bionda e inghirlandata, che passa correndo leggiera leggiera sui prati? e dove tocca le siepi col dito fioriscono!

— Sì, sarà così, gioia mia, — rispondeva sua madre, distratta.

— O credi piuttosto che sia un fanciullo, un ragazzo capriccioso e prepotente, coi ricci che gli cadono sugli occhi... Mi pare di vederlo correre all'impazzata per la campagna, scotendo i rami per far guardar fuori le foglioline spaurite e lanciando traverso il cielo gli uccelletti felici e sbalorditi.

— Sì, cara, sarà proprio così...

— Oh! mamma, non dài retta a niente, — rise Nancy, e corse via pel prato, improvvisando nell'andare: