Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/96

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84 annie vivanti

mettendosi affrettatamente i boa; e se ne andarono, scortate e riverite dal gentiluomo in uniforme, che — disse la zia Carlotta — «era probabilmente il Duca d’Aosta». Un altro lacchè incipriato le condusse sino alla carrozza reale, che aspettava per ricondurle all’albergo.

Durante il tragitto Nancy parlò poco, e la zia Carlotta e Adele la interrogarono invano. Seduta nell’ombra della carrozza, con gli occhi chiusi, teneva stretta la mano di sua madre e non sapeva dire alla zia Carlotta neppure che cosa le avessero offerto da mangiare! «Del thè?» Sì, del thè. «E delle paste?» Sì, delle paste. «Ma che genere di paste? e che cosa d’altro?».

Nancy non si ricordava.

«E come era vestita la Regina? Di bianco?» No, non di bianco. «Era vestita di seta? O di pizzo nero?» Nancy non lo sapeva. Non aveva visto.

«E che gioielli aveva?» Nancy non se ne poteva ricordare. «E l’aveva poi chiamata «Maestà» o «Signora»?» Nancy non sapeva. Le pareva di non aver detto nè l’uno nè l’altro.

Allora sua madre le chiese timidamente:

— E le tue poesie, le sono piaciute?

E Nancy strinse forte la mano di sua madre e disse:

— Sì.

Carlotta e Adele rimasero convinte che la visita di Nancy era stata un fiasco. Certo aveva fatto delle gaffes!... Si era dimenticata di fare riverenze e non aveva mai detto «Maestà». Tuttavia all’albergo parlarono molto e con tutti del pomeriggio passato al Quirinale; e finsero di non essere sorprese quando all’indomani il portiere portò a ciascuna di loro una busta, con dentro il ritratto firmato della Regina, e per Nancy uno scrigno con monogramma e corona contenente una spilla di smalto azzurro con le iniziali reali in brillanti.