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soggiunse, fissando pensieroso il suo quadro — è perchè l’ho proprio veduta così.

— Veduta così? Dove? Quando?

— È venuta qui un giorno, e ha veduto sullo scaffale un teschio. L’ha preso, l’ha tenuto tra le mani... così... per un poco. Poi l’ha baciato...

— Dia qui, dia qui, — interruppe l’altro, stendendo le mani vagamente nel vuoto. — Dia anche a me.

Alberto obbedì; prese dallo scaffale il teschio gialliccio e glielo pose nelle palme. Subito le dita lunghe del giovane lo sfiorarono cercando le vuote orbite degli occhi.

— Anche tu, anche tu sei cieco, — mormorò, chino sul lugubre oggetto; — sei cieco e sei più spaventoso di me. Eppure, ella ti ha baciato! — E abbassando il capo poggiò la fronte sul lucido cranio glabro. Così inclinato non gli si vedevano più gli occhiali, non si vedeva che il giovanile capo adorno di bruni capelli ondeggianti.

E Alberto pensò:

— Che bel quadro, macabro e suggestivo!

L’altro alzò la fronte lievemente arrossata.

— E forse... forse siete cieco anche voi, — disse al pittore — cieco più di me, e più di questo!

Alzò le mani col teschio tondo e bian-