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— Voi sapete della scoperta di Erlangen... avrete pur sentito parlare di Erlangen...

— Sì, sì! — gridammo noi, che non sapevamo se Erlangen fosse una persona o un paese.

— Ebbene, voi sapete che a Erlangen oggi si esperimenta coi raggi Roentgen portati alla potenza di trecento mila volts, e che si scioglie un tumore in tre giorni invece che in sei mesi. Ebbene, quei raggi, come d’altronde anche quelli del radium, non hanno che un’azione puramente locale. Ma i miei raggi, i miei portentosi raggi ultra-violetti, agiscono su tutto l’organismo! Io posso con essi guarire ogni morbo che affligge l’umanità.

— Ed ora — terminò con voce stentorea — à la tour de Nesle!... A miracol mostrare!... Venite, venite a vederla, questa mia ultima sublime idea luminosa!

Lo seguimmo sul pianerottolo e su per le scale, ridendo sgangheratamente, inciampando e barcollando. Rosàlia stretta al mio braccio rideva, rideva anche lei, bella e sguaiata, colla bocca aperta e gli occhi socchiusi.

— Silenzio! — comandò Weill, fermandosi davanti a una grande porta chiusa.