Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/203

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vae victis! 191



Notte tarda.

Ed ecco la incomprensibile fine ad una giornata incomprensibile. La signora Whitaker poco fa è entrata in camera mia; non aveva bussato, ed io stavo in ginocchio a dire le mie preghiere; e piangevo.

Allora, con un gesto impulsivo di bontà e di tenerezza, mi ha presa tra le braccia. «Povera, povera bambina!» disse, e mi baciò. Poi, quasi facesse eco a ciò che aveva detto quest’oggi il dottore, soggiunse: «Chérie, io capisco tutto. Io sono mamma.....» S’interruppe commossa. «E tu non devi credermi severa e fredda come a volte voglio sembrare.»

Aveva le lacrime agli occhi; io le afferrai la mano e gliela baciai.

Ella allora sedette e mi trasse a sedere su di uno sgabello vicino a lei.

«Dimmi, dimmi tutto, cara. Io comprenderò tutto.»

Allora le ho detto tutto. Le ho detto come sto in pena per Luisa e per Mirella; le ho detto di Claudio all’ospedale....

«Sì, sì, questo lo so,» disse lei con un’ombra d’impazienza negli occhi.

«Prosegui.»

Allora le ho parlato anche di Florian. Ho detto quanto era buono e bello, e che eravamo fidan-