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per i vari tipi spettrali, purchè si ammettesse che le stelle si comportavano all’incirca come perfetti radiatori o corpi neri; i diametri previsti dalla teoria erano confermati dalla prova sperimentale: le misure del Michelson avevano dunque provato la bontà dell’ipotesi e con essa una proprietà fisica delle superficie stellari.

Dopo siffatta consacrazione dei metodi induttivi della fisica, non è più fantasia parlare di dimensioni delle stelle; noi possiamo realmente stimarne i diametri in molti casi; ed è questo una conquista grandiosa, perchè delle masse stellari si ha, come vedremo, talora un valore approssimato e quasi sempre un’idea almeno dell’ordine di grandezza: dal diametro discende allora subito la stima più o meno grossolana della densità.

Gli elementi dimensione, massa, densità si vengono ad aggiungere a quello dello splendore assoluto, mentre quello di temperatura ci è fornito, come si sa e vedremo meglio, dalla spettroscopia.

Ai diametri giganti ora accennati si contrappongono quelli di stelline di debole splendore assoluto, risultanti dell’ordine di quelli planetari, di quello terrestre non escluso: tali diametri naturalmente non si deducono da misure dirette, ma con i metodi spettroscopici indiretti accennati. E si rimane sbalorditi dai valori delle densità stellari che, in corrispondenza ai diametri estremi, nell’uno o nell’altro senso, derivano, anche se si errasse di 10 volte nell’assunzione del valore della massa, il che è improbabile in generale e da escludersi assolutamente in certi casi. Nelle stelle giganti rosse come quelle di cui il Michelson misurò il diametro, le densità medie sono dell’ordine di migliaia di volte inferiore a quella dell’aria, nelle giganti bianche di migliaia di volte inferiore a quella del sole che, come si sa, è quasi una volta e mezza la densità dell’acqua.

Al contrario per certe stelline di diametro planetario la densità risulta enorme, sarebbe anzi assurda, se la fisica atomica non spiegasse l’apparente assurdità del risultato: il compagno di Sirio, di massa sicuramente nota, perchè dedotta dal suo moto orbitale intorno alla maggiore, fulgida stella, deve avere una densità pari a 60 mila volte quella dell’acqua, vale a dire 3 mila volte quella della sostanza più pesante che conosciamo: il platino.

Tra questi valori estremi si verificano valori intermedî: la densità del sole e delle stelle del suo tipo spettrale occupa un gradino medio della scala.