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primo abbozzo della forma del mondo siderale, si doveva arrivare sin quasi alla metà del secolo scorso, perchè la prima distanza stellare fosse, col Bessel, realmente misurata. Teoricamente la sfera cristallina delle stelle fisse era stata spezzata dal Copernico, ma praticamente il campo dello studio stellare era rimasto ancora, sino al Bessel, quella sfera.

Che sapevano allora gli astronomi delle stelle? Ne sapevano determinare con buona precisione le posizioni su quella sfera; ne sapevano stimare lo splendore, graduandolo secondo una scala empirica, che in fondo era quella stessa dell’Almagesto di Tolomeo; ne conoscevano infine, da un semplice apprezzamento fisiologico, il colore. Pur già fondata dall’Herschel l’astronomia siderale, le stelle costituivano ancora e sopratutto direzioni di riferimento preziose a consacrare i trionfi della meccanica celeste, a scoprire col Bradley le nutazioni dell’asse terrestre e l’aberrazione della luce.


A metà del secolo scorso incomincia la vera storia dell’astronomia stellare, iniziata da tre grandi conquiste.

Colla prima distanza — o parallasse stellare — misurata dal Bessel entrava nel dominio della scienza la terza coordinata, la quale, con le due angolari sferiche, proiettava con discreta approssimazione la prima stella a suo luogo nello spazio.

Applicando lo spettroscopio all’osservazione delle stelle, dopo aver scoperto l’origine delle linee nere dello spettro solare, il Kirchoff fondava l’astrofisica.

Infine la teoria col Doppler prevedeva e l’esperimento confermava lo spostamento delle linee spettrali di una fonte luminosa, per il suo avvicinarsi od allontanarsi.

Il dato distanza, che s’imparò sempre meglio e per varie vie a misurare o a dedurre, fornì all’astronomo il mezzo più atto ad affrontare il problema della conformazione dell’universo.

Dalla distanza e colla distanza ben presto si trapassò al movimento delle stelle: l’astrometria forniva il moto proprio, vale a dire il minuto spostamento delle stelle trasversalmente alla visuale — il quale, nota la distanza stellare, si poteva a suo luogo anch’esso proiettare nello spazio —; la misura spettroscopica dell’effetto Doppler forniva d’altra parte la componente del moto stellare lungo la visuale, detta velocità radiale; il movimento reale della stella nello spazio si poteva, per tal modo, in alcuni casi ricostruire.