Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/152

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dagli occhj delle sue damigelle, sen corse ratta alla cima della torre nera, e tiratone il chiavistello, aperse la porta, e presentossi a Teodoro il quale si maravigliò fortemente in vederla. “Giovinotto,” gli disse ella, “benchè il dover di figlia, e la femminil modestia condannino la mia presente risoluzione, viene essa tuttavia giustificata dalla carità che mi ha indotta a superare ogni altro riguardo, e mi ha determinata a questa buona azione. Fuggite; le porte della prigione sono aperte; mio padre e tutti i servi son fuori di quà, posson peraltro ritornare a momenti: andatevene libero, e gli angeli del cielo si degnin pure di reggere i passi vostri in sicurezza.” “Voi siete senza dubbio un di quegli angeli,” soggiunse l’attonito Teodoro, “perchè solo un angelo potrebbe così dolcemente parlare, così santamente agire, ed essere al par di voi bello e gentile... poss’io sapere il nome della mia celeste protettrice?... mi pare d’avervi inteso dire, “mio padre,” sarebbe forse Man-