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Nelle vie della Città 285 La galleria djalla quale assistevano a questo spettacolo correva lungo lo spigolo superiore di un’enorme -cinta cbe tagliava la sala da ballo da un lato, e la separava da una specie di sala esterna, da dove si scorgeva, a traverso larghe arcate, il movimento furioso, continuo, incessante delle vie della Città. In questa sala esferna si spingeva una folla meno- ben Vestita, e la cui gran maggioranza indossava l’uniforme bleu della Compagnia del lavoro, uniforme già familiare a Graham. Troppo povera per passare la soglia della sala delle feste, questa gente era però incapace di allontanarsi dai rumori del ballo e dalle sue seduziom. Alcuni anzi erano riusciti a procurarsi un-o spazio libero per ballare essi pure, agitando in cadenza i loro s-tracd. Altri si contorcevano, gettavano grida, scherzavano con doppi sensi barocchi che Graham, non comprendeva. Ad un certo mom-ento, uno di loro si mise a cantare il ritornello del canto rivoluzionario, e Graham credette accorgersi cbe lo fecero tacere subito, ma l’angolo in cui la scena succedeva èra troppo oscuro perchè potesse distinguerla nettamente. Si vols-e dal lato della grande sala. Al di sopra delle cariatidi riposavano dei busti di manno, busti di uomini che questo nuovo secolo stimava come grandi pionieri morali della emancipazione: i loro nomi erano per la maggior parte estranei a Graham, ma riconobbe, Grant Allcn, Le. Galheiine, Nietzsche, Shelley e GndS’in. Grandi festoni neri e sentenze eloquenti rafforzavano l’enorme iscrizione che deturpava quasi completamente la parte superiore della sala da ballo e che affermava essere il «Festival del risveglio» nel suo pieno. — Miriadi di gente hanno abbandonato il loro po