Pagina:Zamboni - Pandemonio - Il bacio nella luna, Firenze, Landi, 1911.pdf/424

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che seguivano il fuggitivo nostro monarca furono dalla morte repentinamente involate al suo sguardo reale!»

Dunque fu a sera che il monarca scappò, perchè durante la giornata era occupato a versare amare lagrime.

Pietro Colletta nella «Storia del Reame di Napoli» ha tre descrizioni del terremoti calabro-siculi.

La prima del 1783 che è la principale e la più rilevante; poi quella della catastrofe del 1804, poco meno disastrosa della prima, che avvenne il 16 Luglio alle due della notte, e fu in Terra di Lavoro. Descrizioni per un governo che governi parimenti istruttive.

Precipitarono allora 200 tra città e villaggi e morirono 60,000 calabresi.

Altre scosse. Aeremoti. Incendii per le travi cadute sui focolari che parevano vulcani. Gli uomini attoniti e immoti per lo spavento e straziati dal dolore e dal timore che i parenti stessero ancora sotto le rovine.

E quanti sepolti aspettavano d’essere soccorsi! Creature umane viventi furono rinvenute dopo dieci undici giorni e più.

Quando tutti i cadaveri si scopersero fu visto che la quarta parte sarebbe rimasta in vita se gli aiuti non fossero tardati.

Un lattante fu estratto vivo il terzo giorno. Una pregnante dopo 30 ore. Un fanciullo il sesto giorno. Altra donna dopo undici. Un uomo di 91 anno fu tratto vivo dopo 22 giorni.

Animali domestici, forse fino all’alba carezzati e amici dell’uomo, divennero necrofori.