Pagina:Zamboni - Pandemonio - Il bacio nella luna, Firenze, Landi, 1911.pdf/425

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Il fetore dei cadaveri produsse morbi.

Corvi famelici e ladri si aggiravano fra le rovine.

In questi terremoti gli uomini furono più buoni che tristi e alcuni profondamente virtuosi.

Tornando al terremoto di Calabria del 1905, ricordo con amarezza d’essermi trovato a Bologna quando per tutte le vie ti venivano innanzi, da tutti i vicoli saltavano ragazzi e studenti chiedendo con bel garbo e vera pietà un soldo per le Calabrie, e parevano dire: «Date obolucci Belisario»; come la cara figlia di cotestui diceva a chi incontrava.

Poichè vuole la tradizione che il capitano che tanto fece per Giustiniano, al solito, s’ebbe regale mercede: gli furono cavati gli occhi. Se anche è leggenda, la voce del popolo prova che questo credè capace l’imperatore di compensare in tal guisa i servigi a lui resi.

Ricordo che venendo in ferrovia da Verona a Vicenza, vedemmo carrozze magnifiche della Croce Rossa, tutte verniciate lustre, cogli assistenti in uniforme nuova fiammante. I passeggeri gridavano affacciati alle finestre: «Oh bene, bravi! bene! Vanno certamente in Calabria. Sono forniti di tutto quanto occorre in simili frangenti. Come sono bene equipaggiati i nostri ospitali ambulanti!»

«No, andiamo a fare esercizi.»

E in Vicenza dove rimasi con la consorte, quelli coi parenti ed amici giravano facendo la bella gamba, come si dice in dialetto veneto. E in Calabria morivano di fatiche e d’inedia! Di tale misfatto parlò pure l’Avanti.

La marina da guerra italiana, assolutamente im-