Pagina:Zappi, Maratti - Rime I.pdf/109

Da Wikisource.

61

     10Ch’oltre l’usato gli animi ricrea,
     E di rose novelle il suolo infiora?
Perchè il mio cor, che vive in doglia rea,
     D’insolito piacere or si ristora?
     Donde tanti stupor? Tornò Nicea.


VIII


Sotto quel monte, che il gran capo estolle,
     E protegge coll’ombra il rivo e ’l fiore,
     Stav’io con Fille, e parlavam d’amore,
     Ambo sedendo in su l’erbetta molle.
5Scriver col dardo suo la ninfa volle
     Su la polve la fè, ch’avea nel core,
     Ed anch’io impressi il mio fedele ardore
     Nel tronco di quel faggio appiè del colle.
Quando l’impressa arena agita e volve
     10Turbo importun d’aura rapace e fella,
     E la mia speme e la sua fè dissolve.
Ma la stessa giustissima procella
     Porta nel tronco la commossa polve,
     E con la sua la fede mia cancella.


IX


O troppo vaghe e poco fide scorte,
     Che ’l primo varco apriste al crudo Amore,
     Onde con seco nel domato core
     Tutta introdusse sua funesta corte:
5Gelosie, tradimenti, e mal accorte
     Brame, eterni sospetti, e reo dolore,
     Breve speranza con perpetuo errore,
     Odio di vita, e gran desio di morte.
Or che farem, poichè il crudel tiranno,
     10Di noi s’è fatto donno, e con baldanza
     Ragione ha tratta dal regal suo scanno?
Questo non so; so ben, ch’ancor n’avanza
     Nel nostro grave irreparabil danno
     De’ disperati l’ultima speranza.