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Mira a gemer l’Obblìo presso quell’onde,
E la Fama esultar tra mille imprese;
5Mira di fiori il suol sparso e di fronde,
Mira eretti trofei, bandiere appese,
E i monti alti ingombrare, e le profonde
Valli armi infrante, e schiere vinte e prese;
E mira Africa oppressa ed Asia doma
10Inchinarsi al gran Re, che in alto soglio
Di serto trionfal cinta ha la chioma:
Come spirando un valoroso orgoglio,
Vide stupida un tempo Italia, e Roma
Gli alti Cesari suoi nel Campidoglio.
ALESSANDRO BOTTA-ADORNO.
Più rime io vaneggiando avea già spese
Dietro a un dolce bensì, ma vil lavoro,
E nel natìo d’Arcadia umil paese
Serti io cogliea di non volgare alloro:
5Quando fama immortal per man mi prese,
E a te mi trasse, e mi diè cetra d’oro,
E mi additò tue sante eccelse imprese,
Onde mio novo stil volgessi a loro.
Ma in lor tal luce e maestà mirai,
10Che per stupor di suon la cetra priva
Di man mi cadde, e muto anch’io restai.
E dissi appena: ah virtù vera e viva,
Deponi alquanto i sovrumani rai,
Se vuoi del tuo Signor ch’io parli e scriva.
GIAMBATTISTA BRANCADORI.1
Di tua mente uno sguardo almo, e giocondo
Volgi dall’alte cure al nostro canto,
- ↑ Coronale per Clemente XI.