Pagina:Zappi, Maratti - Rime I.pdf/12

Da Wikisource.
VIII

ogni sorta d’erudizione sagra e profana: impulso per esso il più dilettevole, e grato, di frequentar le Accademie, fra le quali fioriva nel tempo del di lui arrivo in Roma quella degl’Infecondi, in cui dando egli i primi saggi del suo raro talento, fu contraddistinto per uno de’ primi Accademici del nostro secolo. Insinuatosi poscia nell’amicizia di alcuni ragguardevoli Letterati, instituì con esso loro la Ragunanza degli Arcadi, ove fra i primi Pastori fu chiamato col nome di Tirsi Leucasio: nè vi fu in quel tempo chi con maggior diligenza, ed amore la frequentasse, nè chi fosse desiderato ed aspettato con più desiderio, e stima di lui: tantochè ogni piccolo componimento, quantunque detto all’improvviso, faceva in quella Ragunanza la prima figura. Fu esso il primo, che v’introdusse le Egloghe in terze Rime, intersiate di vari metri e di più Interlocutori, cadauno de’ quali recitar dovesse co’ propri versi. Tutti i di lui componimenti venivano universalmente stimati ed applauditi, e molto più li Sonetti, che per lo stile pien di vezzo, di brio, e chiarezza, oltre all’esser di gusto perfetto, riuscivano grati al segno maggiore, perchè detti con ispirito e vivacità naturale, e con forme al di lui costume obbligante e pieno di gentilezza. Nè qui si deve tralasciare di far menzione del conto, che di lui fece la s. m. di Clemente XI Pontefice Massimo, e degli onori e grazie che la Santità sua degnossi di compartirgli: poichè dopo d’avere stabilita in Campidoglio l’Accademia del Disegno, gli diede l’onor del Discorso per l’aprimento di essa, goduto solamente da Prelati e Persone più distinte. Dalla clemenza di quel santo Pontefice non andò disgiunto il patrocinio e parzialità di stima, e l’affetto di più Porporati, amplissimi Mecenati del nostro secolo: tra’ quali Benedetto Pamfili, Pietro Ottoboni, e Ulis-