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     10Tutti muove gli abissi a mortal guerra;
     Ma non val contra te forza d’inganni.
Così quand’Eolo il freddo antro disserra,
     Di sue frondi non men carca, che d’anni
     Scuote quercia talor, ma non l’atterra.


ANTONIO CARACCIO


I1


Poichè l’emula immago alfin compita
     Carlo ne offrì della silvestre Diva;
     E si vedea dipinta nò, ma viva
     La tela, che il pennello ha colorita:
5Colei, che della frale umana vita
     Gli stami avvolge, e lor filando avviva,
     Gettò le rocche, e dispettosa, e schiva
     Per tutto il Ciel fu querelarsi udita.
Deh, Giove, deh! dell’animar si cessi
     10Più le lane quassù; scorger tu dei,
     Ch’anima han colaggiuso i lini stessi.
Giove rispose sorridendo a lei:
     Cessi timor, ch’a far le vite elessi.
     Sol per gli uomini voi, lui, per gli Dei.


II


In quella età, che al giuoco intenta e al riso,
     Liberi d’ogni cura i vanni scuote,
     lo vidi Amor con spesse e varie rote
     Volar, qual’ape, intorno ad un bel viso.
5Ed or restarsi in fra due poma assiso
     Del petto, che oscurar l’avorio puote,
     Or sopra i fior delle vermiglie gote
     Pascersi d’uno sguardo, o d’un sorriso.
Io con desir pur fanciullesco e vano,
     10Tanto il tracciai d’uno in un’altro errore,

  1. Per il quadro di Diana dipinto dal Sig. Carlo Maratti.