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Questo mio fral, benchè di spirito vuoto,
Amor per suo trofeo così mi tiene.
III
Mario, che tante volte, e sempre invitto
Cadde, e non finto di fortuna Anteo
Risorse ancor, per l’altrui invidia reo
Dal Romano Senato alfin proscritto;
5Esule glorioso fè tragitto
Del Latino valor là ’ve trofeo
Giacea Cartago, e consolar poteo
Il fato di Cartago un Mario afflitto.
Quivi al mirar di Roman sangue tinta
10L’alta ruina ancor: Sorte, la chioma
Rendi, gridò, su questi sassi avvinta.
Che se da Roma fu Cartago doma,
Torna or, ch’è asilo a me, Cartago vinta
A paventar la vincitrice Roma.
IV
Moro, Amici, tradito; e il mio morire
Prolungar più co’ voti in van bramate:
Piuttosto a vendicarmi arda il desìre,
e pur me, più che la mia sorte, amate.
5Consorte, io moro; ah! se un’invitto ardire
Meco ti trasse alle vittorie usate,
Ora apprendi da me forte a soffrire
Il cangiato tenor di stelle irate.
Figli, a voi lascio nel fatal momento
10Unica eredità del viver mio
L’onorata memoria, e vò contento.
Germanico sì disse, e non languìo,
Allor che dal più fiero tradimento
Non so, se vinto, o vincitor, morìo.
V
Figlio, se già d’eternità il sentiero
additai tra i perigli, or non men bello
Te lo mostro in salvarti (al figlio in quello
Fatal punto di Ponto il Re guerriero