Pagina:Zappi, Maratti - Rime I.pdf/169

Da Wikisource.

121


     Questo mio fral, benchè di spirito vuoto,
     Amor per suo trofeo così mi tiene.


III


Mario, che tante volte, e sempre invitto
     Cadde, e non finto di fortuna Anteo
     Risorse ancor, per l’altrui invidia reo
     Dal Romano Senato alfin proscritto;
5Esule glorioso fè tragitto
     Del Latino valor là ’ve trofeo
     Giacea Cartago, e consolar poteo
     Il fato di Cartago un Mario afflitto.
Quivi al mirar di Roman sangue tinta
     10L’alta ruina ancor: Sorte, la chioma
     Rendi, gridò, su questi sassi avvinta.
Che se da Roma fu Cartago doma,
     Torna or, ch’è asilo a me, Cartago vinta
     A paventar la vincitrice Roma.


IV


Moro, Amici, tradito; e il mio morire
     Prolungar più co’ voti in van bramate:
     Piuttosto a vendicarmi arda il desìre,
     e pur me, più che la mia sorte, amate.
5Consorte, io moro; ah! se un’invitto ardire
     Meco ti trasse alle vittorie usate,
     Ora apprendi da me forte a soffrire
     Il cangiato tenor di stelle irate.
Figli, a voi lascio nel fatal momento
     10Unica eredità del viver mio
     L’onorata memoria, e vò contento.
Germanico sì disse, e non languìo,
     Allor che dal più fiero tradimento
     Non so, se vinto, o vincitor, morìo.


V


Figlio, se già d’eternità il sentiero
     additai tra i perigli, or non men bello
     Te lo mostro in salvarti (al figlio in quello
     Fatal punto di Ponto il Re guerriero