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Ma se Romano sei, mirandoti ora
Da catena servil la destra oppressa,
Qui la perduta libertà deplora.
FRANCESCO COPETTA1
Locar sovra gli abissi i fondamenti
Dell’ampia terra, e come un picciol velo
L’aria spiegar con le tue mani, e ’l Cielo
E le stelle formar chiare, e lucenti;
5Por leggi al mare, alle tempeste, ai venti,
L’umido unire al suo contrario, e ’l gelo;
Con infinita providenza e zelo
E creare e nutrir tutt’i Viventi,
Signor fu poco a la tua gran possanza:
10Ma che tu Re, tu Creator volessi
E nascer, morir per chi t’offese;
Cotanto l’opra de’ sei giorni avanza
Ch’io nol so dir, nol san gli angeli stessi:
Dicalo il Verbo tuo, che sol l’intese.
ANGELO DI COSTANZO
I2
Figlio, io non piango più, non che la voglia
Di pianger sempre oggi in me sia minore
Che in quel dì, che volando al tuo Fattore
Lasciasti fredda la tua nobil spoglia;
5Ma perchè l’infinta intensa doglia
Ha spento e secco in me tutto l’umore
Onde convien, che l’indurato cuore
Mostri sol co’ sospir quanto si doglia.