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Madre, che allatti il caro unico figlio,
Che plora in cuna ancor tra fasce stretto:
5Fido amator, che sprezzi ogni periglio,
Purchè si salvi il desiato oggetto:
Pellicano amoroso, a cui vermiglio
Per altrui cibo esce liquor dal petto:
Amate sì, ma non amate a segno
10Di versar generosi e sangue e vita,
Per chi soi d’ira e di grand’ira è degno.
Sol Dio, sol egli a’ suoi Ribelli aita
Die’ col morir su vile orrido legno;
Oh amore! oh pietade alta infinita!
X
Io vidi un dì, che in luminosa vesta
Dal soglio eterno il sommo Dio scendea,
E foco struggitor d’ampia foresta
Il suo chiaro sembiante a me parea.
5Torbido nembo, e fiera atra tempesta
Orribilmente intorno a lui fremea,
Mentre dal Cielo in un sol passo in questa
Così lontana terra ei discendea.
Qual arbor trionfal, che d’anni carco
10Stassi di Libia in sul terren fecondo,
E cede sotto il glorioso incarco:
Tal del piede divino al grave ponde
L’eterne sfere si piegaro in arco,
E s’incurvaro i Portator del Mondo.
XI
Due fier tiranni hai miser’ Alma al fianco,
Che muovon guerra al dolce tuo riposo;
Entro al tuo petto è l’uno e l’altro ascoso,
E con Amore han regno al lato manco.
5L’uno non mai di tormentarti è stanco,
Se ruota il Ciel sovra di te pietoso;
Fra i travagli, e l’ambasce invidioso
Sorge l’altro a’ tuoi danni ognor più franco.
Quel del futuro appreso danno è figlio;