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Il chiedo al Suol: con egual duolo acerbo
     10Egli esclama: fu l’Uom: dalle profonde
     Sedi io mi scossi, e i segni ancor ne serbo.
All’Uom, che ride in liete ore gioconde,
     Irato il chiedo alfin; ma quel superbo
     Crolla il capo, e non risponde.


II


Tesi poc’anzi un forte laccio all’Orso,
     Che tutta distruggea nostra campagna,
     Ma chi vi cade? a dirlo io n’ho rimorso,
     La perfida d’Altea bella compagna.
5Elpin che ne faremo? Invan soccorso
     Spera in quel luogo alpestro; invan si lagna:
     Debbo sciorla? che dì? scnza discorso
     Com’è, che il tuo consiglio or si rimagna?
Così ad Elpin diceva Alcone, ed egli:
     10Io taccio; ma il tacer vieppiù favella:
     Se l’Orso vi cadea l’avresti sciolto?
Or tu la Libia, e tutta Affrica sciegli,
     Se sai belva trovar più cruda, e fella
     D’un cor protervo, che ridente ha il volto.


III1


»Signor, che lume spandi ampio e profondo
     »Qual mai non vide in terra occhio o pensiero,
     »Il bel di tue virtù splendor giocondo
     »Unendo a’ rai del prisco sangue altero:
5»Fra al tuo gran valor ben lieve pondo
     »L’Indico scettro e il vasto soglio Ibero,
     »Se non prendevi ancor, Giove secondo,
     »L’immenso fren dell’Universo intero.
»Pure in tanta grandezza oh qual risplende
     10»Bella Clemenza al tuo gran Nume accanto!
     »Oh qual da lei benigno sguardo scende!
»Questa, che tien sopra il tuo cuore il vanto,

  1. Coronale a Carlo VI. Imperatore.