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     10Fendon, doppiando i colpi, a’ quai la valle
     Riposta, e ’l curvo lido alto risponde;
E di lei carchi le curvate spalle
     Calan dal giogo, che nel Ciel s’asconde,
     Di lei ridendo e del suo orgoglio antico.


II1


Questa non era nò la pompa in cui,
     Signor, ne’ suoi desiri il tuo ritorno
     Parma volgeva. Oh per lei flebil giorno,
     Che a lei ti rese e ti ritolse altrui!
5Sperò fra i voti, e in un fra i plausi suoi
     Di lunghe opre d’onor raccorti adorno,
     Lieti e felici a te mirando intorno,
     Oimè! gli anni or già tronchi, or non più tui.
Ma qual si restò mai, qualor le gravi
     10Gementi rote, e i destrier mesti, e il lento,
     Carro apparve su lei d’orror velato!
Ed ahi!, te vide tra il comun lamento,
     Per non partirten più, scendere a lato
     Al cenere real dei tuoi grand’Avi!


III2


O pieno di salute, o pien d’impero
     Nome di lei che il Ciel sua Donna cole,
     Nome in cui chiuder queste labbia spero
     L’estremo dì, se sua mercè sel vuole!
5Nome di grazia largo fonte e vero,
     Chi mi darà degne di te parole?
     Già grande stavi nel divin pensiero,
     Nè Luna in Cielo ancor movea nè Sole.
Per farti onore il mar pon giù le irate
     10Spumanti acque, e si placa e dell’orrende
     Tempeste il fragor tace; e, se talora
Sdegnoso Dio guarda le terre ingrate,

  1. Quando fu trasportato da Piacenza a Parma il cadavere del Duca Francesco.
  2. Per il nome SS. di Maria N. D.