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     Quella fu alzata a incoronar Luigi,
     Questa è discesa a incoronare Amore.
Con Voi si duole, o Cieli, e quella e questa:
     10Una ch’è duro sasso e non favella,
     Una d’aver beltà fugace e presta.
Deh per far l’una e l’altra opra più bella
     Lo spirto di costei date a cotesta,
     Date a costei l’eternità di quella.


VIII1


Di cento specchi un specchio sol formato,
     Cento aspetti del Sol la Terra rende,
     Con cui mano Latina avara tende
     Lucid’inganni ad uno stuolo alato.
5Del bel raggio incostante innamorato
     L’augello intorno a lui baccante scende;
     E mentre amore il gentil core accende,
     Sente scoccar l’accesa morte a lato.
Miro, o Lucrezia; e quel cristallo frale,
     10Mentre a lui gira intorno il pensier mio,
     Il ritratto divien di più gran male.
Nacque a volare al Cielo uman desìo,
     Ma se a luce terrena ei piega l’ale,
     Perde se, perde quella, e perde Iddio.


IX


Fortuna, io dissi, e volo e mano arresta,
     Ch’hai la fuga e la fe’ troppo leggiera:
     Quel, che vesti il mattin spogli la sera;
     Chi Re s’addormentò, servo si desta.
5Rispose: È Morte a saettar sì presta,
     Sì poco è il ben, tanto è lo stuol, che spera,
     Che acciò n’abbia ciascun la parte intiera,
     Convien ch’un io ne spogli, un ne rivesta.
Poi disse a Clori: almen tu sii costante,

  1. A S. Ecc. Donna Maria Lucrezia Rospigliosi in Roma. La Caccia dello Specchietto alle Lodole.