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D’ogni vano piacer libera e schiva.
Amor da Voi non ebbe altro che 'l crine
10Reciso e sparso, e di vergogna tinto
Appena il prese, che gittollo a' venti;
E poi disse: o quali prede, o quai rapine
Io potea far con questo, ed or son vinto!
Chè onestate e virtù fur più possenti.
VII1
Dopo le fosche notti e ’l rio gelato
Verno, che addusse a noi l’antico errore,
Quand’era nel pensier nostro, e nel cuore,
Spento l’amor del Bene, e ’l Ver celato;
5Venne coi giorni al fine il sospirato
Giorno a noi di salute, al Ciel d’onore;
E Maria fu quel primo almo splendore,
Che aprì ’l mattini di sì dolce aere ornato.
Riso il Cielo e la Terra; e nel soggiorno
10Lungo de’ Padri, al fin rimesso è l’empio
Mio fallir, disse Adamo, e ’l nostro esiglio.
E ’l sommo Amor è questo, disse, il giorno
Del mio poter; chè in quel bel lume adempio
La mia prim’opra, e l’eterno consiglio.
VIII
Lasso già di seguir la bella Fera
Che da me fugge, e meco lasso Amore
Che mi fu guida fin dal primo albore,
Taciti e mesti ci fermiam la sera.
5Io lacrimando dico: invan si spera
Giunger più mai quel rio fugace cuore,
Ch’egli sua fuga avanza a tutte l’ore,
Nè ’l vigor nostro è tal qual da prim’era.
Da vergogna Amor punto, io da nimica
10Speranza, allora avvaloriamo il fianco
Col pensier di Colei, ch’ambo affatica:
E per le folte tenebre pur anco
- ↑ Per la natività di Maria N. D.