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     Il mio dolor non ti può far pietate.
Pur m’è caro il dolor, che sì mi sface:
     Che se tu il miri in quella gran Beltate
     Senz’esser cruda, il mio dolor ti piace.


III1


All’Uom, che col pensier tant’alto sale,
     Dio l’esser dona, e pria di fango il forma;
     Poi col soffio divin d’Alma immortale
     Simil a sè, quella vil massa informa.
5Indi con bel mistero ei fa, che dorma,
     E tratta dal suo fianco un’opra eguale,
     Donna gli dà di pellegrina forma,
     Donna eterna cagioni del nostro male.
Godea vita immortal, gran senno, e pace
     10In dolce albergo, ove trovò il desìo
     Quanto in bella onestà ne giova, e piace.
Alfin, lasso!, lo inganna un serpe rio:
     La legge offende, e follemente audace
     Sifa men d’Uom per farsi eguale a Dio.


IV2


Deh per pietà, chi la mia fiamma ammorza,
     Che mai non mi consuma, e m’arde sempre!
     Onde mi sembra in sì penose tempre
     Fatta immortal questa mia frale scorza.
5Per estinguere invan l’ardente forza
     Fia, ch’in acqua di pianto il cuor si stempre,
     Nè fia, che con l’età l’ardor si tempre,
     Che quanto invecchia più, più si rinforza.
Non so come bastante il cor riesca
     10A nutrir sì gran fiamma, e a poco a poco
     Non manchi in me la vita, e ’l fuoco cresca.
Morte, ed Amor voi per pietate invoco;
     Fate debile il fuoco, o debil l’esca,
     E manchi o ’l fuoco all’esca, o l’esca al fuoco.

  1. Dio Creatore.
  2. Amore abituato.