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     Opra tua fu, mio Dio: la Luna, e ’l Sole
     Tu in pria creasti e gli astri erranti, e i fissi.
5Tu, perchè ingrata i termini prefissi
     Varcò del tuo voler l’umana prole,
     Per lei, qual agno immacolato suole,
     Moristi a duro tronco i membri affissi.
E fur ben questi dell’immenso amore,
     10Dell’immenso poter ch’in te risiede,
     Prodigiosi effetti, alto Motore.
Ma che tu, come insegna a Noi la Fede,
     Ne dii te stesso in cibo, ogni stupore
     Del tuo gran, ogni portento eccede.


IV


Speccio vid’io di bel cristallo eletto
     Raccorre e unir di Febo i rai lucenti,
     E vibrarsi sì fervidi e cocenti
     Contra qual sia più duro opposto obbietto
5Ch’ogn’ interno rigor, che il tenga strette
     Si discioglie in brevissimi momenti,
     Onde a soffrirle forza lor possenti
     Riesce il gel fin del diamante inetto.
Simili a specchio tal son le pupille
     10Vostre, o Madonna; indi d'amore il foco
     Ver noi si vibra accolto in giro angusto:
Quinci di cuor non v’ha tanto robusto
     Gel, ch’a sì fiero incendio o molto o poco
     Resista, e non sì stempri, arda, e sfaville.


PIER JACOPO MARTELLI.


I1


Io vedea ne’ tuoi bruni occhi cervieri
     Due di questo mio volto imaginette:

  1. Nell’immatura morte di Giovanni suo figliuolo.