Pagina:Zappi, Maratti - Rime I.pdf/325

Da Wikisource.

277

     Forse gli hanno i Pastor, per lor diletto,
     Quel fascetto di fieno al corno cinto.
5Io voglio ir là, dalla pietà sospinto,
     Di non vedergli far sì reo dispetto;
     Ed or che fuor di mandra erra soletto
     Vo’ torgli quell’impaccio, ond’egli è avvinto.
Ah! pazzarello, non farai ritorno
     10Senza che l’andar là molto ti costi:
     Stolto chi scherza al suo periglio intorno.
Sì fatti segni indarno non son posti;
     E quel Toro, che porta il fieno al corno,
     Vuol che tu fugga, e non che tu t’accosti.


XII1


Tomba del gran Sincero! Almi Pastori
     Volgete a questa riverente il piede:
     Raro si scorse, e raro oggi si vede
     Chi splenda altier di sì sublimi onori.
5Scolti nel Marmo i mirti e i sacri Allori,
     Della Cetra Febea diconlo erede:
     E loro in mezzo, come Dea, risiede
     Partenope, che sparge e frondi e fiori.
Mirate dall’un fianco in sull’arene
     10Le reti, e lunge una barchetta appare:
     Stan dall’altro sampogne, e argute avene.
Ninfe de’ boschi, e voi dell’onde chiare,
     Qual mai vide Pastor Roma, od Atene,
     Ch’empia del nome suo la Terra e ’l Mare?


XIII2


Mi dice un Pastorel, che d’India viene,
     Che per quei Monti, dove nasce l’oro,
     Erba, nè pianta non si vede in loro,
     Ma sol deserte ed infeconde arene.
5Forse Natura un tale stil ritiene
     In ogni suo più nobile lavoro:

  1. Al Sepolcro del Sannazzaro.
  2. Non Apparenza, ma Utilità.