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XVIII1
Nel dì; che carco d’onorate spoglie
Il Monarca del Cielo al Cielo ascese,
Onde provar le sì temute offese
Il vinto Inferno, e le Tartaree soglie:
5Ecco il grande Antonino a noi si toglie;
Ed alla fiamma, di cui pria si accese,
Gode di riunirsi; e quel ch’ei prese
Di terra, a terra lascia, e si discioglie.
Ma dalle guance sue pallide e smorte
10Or non creder già tu, ch’ebbe a languire
Il Giglio, che alle stelle oggi è consorte.
Togliersi al basso, e su nel Ciel salire
Con quel, che invitto trionfò di Morte,
Quest’è fars’immortal, non è morire.
XIX2
La Rondinella dal Sironio lido
Ecco sen viene, e cerca i lieti giorni.
Indi per logge, e per palagi adorni,
Fabbrica a i cari figli il dolce nido.
5Ma che? Sentito appena il primo strido
Di Borea, che gelato a noi ritorni,
Lascia i graditi un tempo almi soggiorni,
Volgendo ad altro clima il volo infido.
Volgalo ormai. Ma tu deh, dimmi Eurillo,
10Or, ch’io mi son nelle sventure involto,
Chi mi tolse il tuo amor, chi dipartillo?
Così dicea, pel duol nel seno accolto,
Egone il saggio: e ’l Pastorel che udillo,
Qnei detti intese, ed arrossì nel volto.
XX3
Veggio colà sopra il troncon d’un Orno