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     Porta nel volto, e chiuderà nel cuore
     L’ardir di questo, e la beltà di quella.
Già l’Italia d’Eroi nutrice e madre
     10La finge adulta, e in marzial periglio
     Pugnarla vede, e regolar le squadre;
Nè sa dir, se con l’armi e col consiglio
     Doni più gloria a sì gran figlio il padre,
     O più ne renda a sì gran padre il figlio.


IV1


Questo è l’eccelso e fortunato Legno,
     Ministro a noi della celeste aita,
     Su cui morendo il vero Sole, in vita
     Ridusse l’uomo, e franse il giogo indegno.
5Questo è l’invitto e bellicoso Segno,
     Che contro al suo nemico ogni alma invita,
     Acciò di lui trionfatrice ardita
     Passi all’acquisto del promesso Regno.
L’Arbore è questa, ond’ogni spirto imbelle
     10Raccoglie ardire, e appresse al primo Duce
     Vola sicuro ad abitar le stelle.
Questa è la chiara inestinguibil Luce,
     Che al porto, in faccia ai nembi e alle procelle,
     La combattuta Umanità riduce.


V2


Sogni e favole io fingo; e pure in carte
     Mentre favole e sogni orno e disegno,
     In lor, folle ch’io son, prendo tal parte,
     Che del mal, ch’inventai piango e mi sdegno.
5Ma forse, allor che non m’inganna l’arte,
     Più saggio io sono? È l’agitato ingegno

  1. Per la festività dell’Esaltazione della Croce.
  2. Scrivendo l’Autore in Vienna l’anno 1733. la sua Olimpiade, si sentì commosso sino alle lagrime nell’esprimere la divisione di due teneri Amici.