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Tu le ottenesti, e nelle auguste soglie
     E da cesarea man: quanto splendore;
     Signor, quante tue lodi il dono accoglie!


VIII1


Oh qual, Teresa, al suo splendor natìo
     Nuovo aggiunge splendore oggi il tuo Nome!
     Ecco a seconda del comun desìo
     Le orgogliose falangi oppresse e dome.
5Di guerra il nembo impetuoso e rio
     Sveller parea gli allori alle tue chiome:
     Tu in Dio fidasti, augusta Donna; e Dio
     In favor tuo si dichiarò: ma come?
Il Sol non s’arrestò nel gran cimento:
     10Il Mar non si divise; il suo favore
     Non costa alla Natura alcun portento.
Il Senno, la Costanza ed il Valore
     Fur suoi ministri; e dell’illustre evento
     Ti diè il vantaggio, e ti lasciò l’onore.


IX2


Fola non è la viva face e pura,
     Che su la destra ad Imeneo risplende:
     Alti sensi ravvolge, e di Natura
     Spiega gli ordini arcani a chi l’intende.
5Fiamma è la vita; e con egual misura
     Dagli avi ai padri, a noi da lor discende,
     Da noi ne’ figli; e si propaga e dura,
     Come da face accesa altra s’accende.
Qual fu la face, ond’è la vostra erede,
     10Ognun lo sa; come risplende in voi,
     Felicissimi Sposi, ognun lo vede:

  1. All’augustissima Imperatrice Regina per la compita vittoria riportata a Colin in Boemia dalle armi Austriache, sotto il comando del Maresc. Co. di Daun, il giorno 18 giugno 1757.
  2. Scritto dall’Autore per un maritaggio in Vienna.