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5Quando di senno, e di valor guerriero
     Videla in tante opre sublimi, e chiare,
     Su gl’altrui danni andar fastosa, e dare
     Temute leggi all’Oceano intero;
Or, disse, o Giove, la vetusta e bella
     10Città di Marte, ed i suoi chiari lumi
     Opponi a questa mia Città novella.
Se d’anteporre il Tebro al Mar presumi,
     Ambe le mira: indi dirai, che quella
     Gl’Uomini fabbricaro, e questa i Numi.


X


Laddove a un Rio giace sepolta accanto
     Mole, che al Ciel cento colonne ergea,
     La Pastorella mia vaga del canto
     Soavissime Note un dì sciogliea.
5Eco dal cavo suon d’ogn’arco infranto
     Tronche l’ultime voci a lei rendea,
     Ch’ora alle gioie, ora invitando al pianto
     Pria formava un accento, e poi tacea.
Io dissi allor: Ninfa crudel, tu meco
     10Favellar sdegni, e al mio parlar t’adiri;
     Poi ragioni co’ sassi, odi uno speco!
Mossa a pietà degli aspri miei martiri,
     E quando mai ti sentirò far Eco
     Agli amorosi miei caldi sospiri?


XI


Quando vibrò da’ vostri lumi Amore
     Il primo nel mio sen dardo fatale,
     Cercai nel petto, ed a ferirmi il cuore
     Trovar non seppi onde passò lo strale.
5Credei del mio pensier segnato errore
     Del dardo il colpo, e della piaga il male,
     Ma conobbi all’interno aspro dolore
     Esser la piaga mia vera e mortale.
Saper l’alta cagion l’anima volle
     10Di portento sì grande, e affise in voi
     Di più lacrime il ciglio asperso e molle.