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     La libertà, benchè la chiami in vano.
5Ma se l’ottien (chi ’l crederìa?) si pente
     D’abbandonargli usati ceppi; e insano
     La vende a prezzo vil: tanto è possente
     Invecchiato costume il petto umano!
Cintia, quel folle io son. Tua rotta fede
     10Mi scioglie, e pur di nuovo io mi imprigiono
     Da me medesino, offrendo a’ lacci il piede.
Io son quel folle; anzi più folle io sono:
     Perchè, mentre da te non ho mercede,
     Non vendo io nò la libertà, la dono.


XV


Più volte Amor di libertà pregai,
     Nè sino a tanto il mio pregar si tacque,
     Ch’ei per noia mi sciolse, e mi compiacque
     Dicendo: va, che libertade avrai.
5Nel nuovo stato intorno a me mirai
     Fosco il Ciel, secch’i fior, torbide l’acque,
     Nè piacendomi ciò, che pria mi piacque,
     Più de la vita libertade odiai.
Or perduto m’aggiro, e mi confondo
     10Richiamando i legami, ond’era involto,
     Senza cui, come ignudo, altrui m’ascondo.
E me pareggio a quel destrier, cui tolto
     L’ornamento del fren, l’onor del pondo,
     Troppo vile pe' Campi erra disciolto.


XVI


Io grido ad alta voce, e i miei lamenti
     Ode Ragioni contro ad Amor tiranno;
     Però s’accinge in mio soccorso, e fanno
     Guerra tra lor, ambo a vittoria intenti.
5Poi s’a me par, che Amor sue forze allenti,
     Quasi m’incresca il fin del dolce affanno,
     Allor celatamente, e con inganno,
     Io fò cenno al Crudel, che non paventi.
Ma questa in me, siasi viltade, o frode,
     10Ragion discopre: indi con suo cordoglio