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Egli m’ascolta fisso, e dice cose
10Veramente celesti, ed io l’apprendo,
E serbo ancor nella memoria ascose.
Mi lascia al fine, e parte, e va spargendo
Per l’aria nel partir viole e rose;
Io gli porgo la man, poi mi riprendo.
IV
Giaceasi donna languidetta e stanca,
Quasi notturno fior tocco dal Sole;
E tal era a veder, qual parer suole
Raggio di Sol, che a poco a poco manca.
5E l’una e l’altra man gelata e bianca,
Baciava intanto, e non avea parole,
Fatto già pietra, che si muove e duole
Sospira piange trema arrossa imbianca;
E baciando bagnava or questa or quella
10Col fonte di quest’occhi, e co i sospiri
L’alabastro asciugava intorno intorno.
Partì quest’alma allor per gir con ella,
Sperando di dar fine a’ miei martiri,
Poi tornò meco a far tristo soggiorno.
V
Qual uom, se repentin folgor l’atterra,
Riman di se medesmo in lungo obblìo,
Dal tuo ratto sparir tal rimas’io
Legno dannato a fuoco, arida terra.
5Che la prigion non s’apre, e non si sferra
Il mezzo, che restò del viver mio
Fulminata la speme, e col desìo
Ogni mia gioia ogni mio ben sotterra?
In cotal guisa chi può dir, ch’uom viva!
10Oh manca, oh tronca vita! Eppur pietade
Dovrìa trovar chi l’esser tiene a sdegno.
Così calcata serpe parte è viva,
Parte morta si giace, e così legno,
Tocco in selva dal Ciel, pende e non cade.