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XXXIX |
D’ineguali agresti avene
36Suon, che taccia, omai non è.
Bionde Grazie, alati Amori
Già ripiglian archi, e faci,
Già in volubili e vivaci
40Danze guidan l’agil piè.
Quai sì cari, e quai sì lieti
T’offrirà piacer costei?
Sia pur l’opra degli Dei,
44Cui non altra sorga egual:
Brune antenne, e negri abeti,
Genti a metter vela ardite
Pel gran Regno d’Anfitrite
48Dietro a barbaro Corsal.
Riedi Aglauro. Te d’Aprile
Non sol vaghi venticelli,
Non sol sponde di ruscelli,
52Sù cui ride amenità:
Ma con versi d’aureo stile
Te rappella il picciol Reno,
Gentil fiume, che ripieno
56Del tuo nome ancor sen va.
Non sovvienti, che tranquille
Dolci sere qui traesti,
E che stuolo ti vedesti
60Di Poeti al fianco star?
Chi le brune tue pupille,
Chi la grazia degli accenti,
Chi l’onor dei crin lucenti
64Dolce udivasi cantar.
Riedi Aglauro. Nuovi canti
Tenghiam pronti al tuo ritorno;
L’ali metta il fausto giorno,
68Che a noi renderti dovrà.
Lo splendor de’ tuoi sembianti,
Che soave al cuor mi serpe,
Più che Pindo, più ch’Euterpe
72Nuovo Pindaro mi fa.