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III1
Leon, che chiuso entro il natìo covile
Crescer si senta al piè l’acuto artiglio,
Sdegna ozio inerme, ed ave ogni esca a vile,
Che non provochi all’ire il suo periglio.
5Quindi per le campagne ampie Massile,
Compagno al padre, e non dissimil figlio,
Gli armenti assalta, e fa del sangue ostile
De’ giovenchi sbranati il suol vermiglio.
Sicuro poi del suo valor più fiero
10Occupa il bosco, e del feroce sdegno
Tutto d’Africa il Pian sente l’impero.
Tal esci in guerra, o generoso, o degno
Germe guerrier di Genitor guerriero:
Che angusto spazio a sì grand’Alma è un Regno.
GIROLAMO TAGLIAZUCCHI.
I2
Quando imprimer di sdegno orme profonde
Vuole il gran Dio, sovra l’alata schiena
Degli Aquiloni ascende, e seco mena
Fulmini e tuoni, e il Ciel turba e confonde.
5Apre l’atre caverne, ove s’asconde
Il turbo e la procella, e gli scatena;
E sossopra dall’ima algosa arena
Tutto sconvolge il gran regno dell’onde.
Passa, percuote delle balze alpine
10I duri fianchi, e qual deserto incolto
Lascia le piagge senza frondi ed erbe:
Poi gli archi, i templi, e le città superbe
Scuote, u’ riman l’abitator sepolto,
E d’orror tutto ingombra e di ruine.
- ↑ A Iacopo figlio di Giovanni III. Re di Polonia.
- ↑ L’ira di Dio.