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XXXXI

     Nuovo ardor crescermi e lena:
     Ed il sangue al cuor ristretto
     Sciolto gir di vena in vena.
     Chi mi porge quella Lira?
     Chi quei bischeri v’aggira,
     Perchè possa indi alle corde
     40La mia voce unir concorde?
Venga poi Tirsi in tenzone,
     O chi fama ha più nel canto,
     Ch’io non temo il paragone:
     Tale ardir mi siede accanto.
     Di Te poi, ch’illustre, e chiaro
     Già ten vai d’ogn’altro a paro
     Tacerò: ch’i pregi tuoi
     48Vanti eguale a i primi Eroi.
Dirò ben di lei, che sola
     Tutto ha il Bel, che un dì fu in Ida:
     E ad ogni altra il pregio invola,
     Dolce parli, e dolce rida:
     Nè sai dir se dardi scocchi
     Più dal labbro o da’ begli occhi,
     Se tai quindi escon piaghe
     56Crude più, quanto più vaghe.
Or di tante e qual bellezza
     Avverrà, che prima io mostri?
     Poi chi sa se a tanta altezza
     Giungeranno i versi nostri?
     Veggio Amor però lontano
     Farmi cenno con la mano,
     Perchè agli occhi io volga i carmi,
     64Che fur primi a saettarmi.
O che bel veder quei rai
     Quando Amor ne tien governo!
     Così Venere giammai
     Sfavellar in Ciel non scerno.
     Ma che fia, se poi ritrosi
     Gli raggira o pur sdegnosi?