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GIO. FRANCESCO DELLA VOLPE.
Qual vecchio, e già stanco Nocchier, che a sorte
Dopo lungo solcar, sol per divina
Virtù, scampò per vie lunge, e distorte
Dall’atra tempestosa onda marina;
5Giunto alle patrie desìate porte
Scende sul lido, ed al veder vicina
Nave che parte: ahi che correte a morte,
Grida; e segna ai Nocchier l’alta ruina:
Tal’io, che già dal Mar perverso, e infido,
10D’Amor scappai fra l’ampia turba e folta,
Non vi fidate, a chi lo solca io grido:
Ma invan, poichè nessun mie voci ascolta;
Anzi affollata sull’indegno lido
Tutta corre ad amar la Gente stolta.
BENEDETTO (dell’) UVA.1
Udite, colli, e voi rive feconde,
Cui di fior già copria perpetua vesta:
Partito è Dio da voi; che più vi resta,
O qual sperar potrete aita altronde?
5Del vostro sangue il Mar tingerà l’onde,
L’onde cerulee in rosse: aspra tempesta
Crollerà i mirti, e ’n quella parte e ’n questa
Si vedran teschi, e non più fiori e fronde.
L’oro e l’argento, che a peccarti fue
10Duce, portar vedrai, Cipro, in disparte,
E farne il Trace e ’l Siro arme lucenti: