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Ma tu più lunge ancor volgi le piume:
     Ch’anzi temi, che manchi accanto a lei,
     Com’al raggio del Sol manca il tuo lume.


V.1


Chi è costui, che in sì gran pietra scolto
     Siede gigante, e le più illustri e conte
     Opre dell’arte avanza, e ha vive e pronte
     Le labbra sì, che le parole ascolto?
Quest’è Mosè. Ben mel diceva il folto
     Onor del mento, e ’l doppio raggio in fronte:
     Quest’è Mosè, quando scendea dal monte,
     E gran parte del Nume avea nel volto,
Tal’era allor, che le sonanti e vaste
     Acque ei sospese a se d’intorno, e tale
     Quand’il mar chiuse, e ne fe’ tomba altrui.
E voi sue Turbe un rio vitello alzaste?
     Alzato aveste immago a questa eguale,
     Ch’era men fallo l’adorar costui.


VI.2


Alfin col teschio d’atro sangue intriso
     Tornò la gran Giuditta, e ognun dicea:
     Viva l’Eroe: nulla di Donna avea
     Fuorchè il tessuto inganno, e ’l vago viso.
Corser le Verginelle al lieto avviso;
     Chi ’l piè, ch’il manto di baciar godea,
     La destra nò, ch’ognun di lei temea
     Per la memoria di quel mostro ucciso.
Cento Profeti alla gran Donna intorno
     Andrà, dicean, chiara di te memoria,
     Finchè il sol porti, e ovunque porti il giorno.
Forte Ella fu nell’immortal vittoria:
     Ma fu più forte allor che fe’ ritorno:
     Stavasi tutta umìle in tanta gloria.


  1. Per il Moisè, Colosso di marmo di Michel Angelo nel Tempio di S. Pietro in Vincoli.
  2. Per un Oratorio dell’Eminentissimo Ottoboni, intitolato la Giuditta.